Perfectly boring: parla William Eggleston

William Eggleston

Durante la cerimonia di assegnazione del premio World Photography Awards’ Outstanding Contribution to Photography,  tenutasi a Londra nel 2013, William Eggleston ha risposto alle domande di critici, giornalisti, fotografi e appassionati  in un modo così laconico ed evasivo da far risultare la conferenza stampa (la cui trascrizione è riportata qui di seguito) surreale e involontariamente comica.

Certo molte delle domande rivolte all’allora 73enne fotografo americano paiono ancora più astruse delle sue risposte.

William Eggleston – Untitled (Chromes, 1969 – 1974)

“Il problema – spiega Eggleston a Michael Almereyda nel documentario William Eggleston and the real world – è che qualsiasi cosa sia un’immagine, una fotografia, è impossibile esprimerlo a parole. Non hanno nulla a che fare le une con le altre“.

……..

Dear Bill’: fotografi, curatori e appassionati intervistano William Eggleston…

d: (Simon Baker, curatore della sezione fotografica presso la Tate Modern)Qual é stata la prima fotografia importante per lei (scattata da lei o da altri) e perché?

W.E.: L’immagine di alcuni carcerati nel penitenziario di stato. Credo avessi 20 anni all’epoca

d: (Brett Rogers, direttore di The Photographers’ Gallery) Recentemente abbiamo esposto un lavoro di Egglestone nella nostra Galleria e abbiamo scritto nella didascalia che lei fotografa scene quotidiane con uno stile da istantanea. Quando Nan Goldin ci ha fatto visita lo scorso gennaio, ha contestato la didascalia asserendo che il suo non è affatto uno stile da istantanea. Cosa pensa di questa descrizione del suo stile?

W.E.: Grazie Nan.

d: (Nan Goldin, fotografo, New York) Ti ricordi i vecchi tempi a Parigi? Sei sempre dell’idea di sposarmi?

W.E.: Si, nessun dubbio

d: (Michael Glover, critico d’arte, The Independent) Sembra che lei abbia al contempo amato e detestato il paesaggio americano. Quanto dolore le ha causato la presenza di questi impulsi contraddittori?

W.E.: Non ricordo di aver mai detestato niente
d: (Chris Dercon, dirttore, Tate Modern) Visto che stiamo per esporre alla Tate Modern alcune sue magnifiche stampe realizzate con il metodo dye-transfer, mi chiedevo come lei scelga la dimensione delle sue stampe. 

W.E.: Al momento mi sono orientato su due misure: più piccole le stampe dye-transfer, largo formato per le stampe a pigmenti.

Untitled – ca. 1983

d: (Alice Jones, vice direttore artistico, The Independent) Cosa ne pensa di Istagram?

W.E.: Non so cosa sia.

d: (Martin Parr, fotografo, Bristol) Qual è la differenza tra il suo modo attuale di fotografare e quello degli anni ’70?

W.E.: I soggetti sono diversi.

d: (Jason Evans, fotografo, Brighton): Qual è la differenza tra un fotografo che fa arte e un artista che scatta fotografie?

W.E.: Non mi pare ci sia alcuna differenza

d: (Nina Berman, fotografo, New York) C’è qualche posto in cui non è mai stato e che vorrebbe fotografare?

W.E.: Così su due piedi non mi viene in mente nessun posto

d: (Penny Martin, curatore ed editore capo di The Gentlewoman) Quale edificio vorrebbe far esplodere?

W.E.: Non sono cose che mi riguardano

d: (Alec Soth, fotografo, Minneapolis) Alcuni anni fa Robert Frank ha detto: “Ci sono troppe immagini, troppe macchine fotografiche oggi. Siamo tutti sotto osservazione. Diventa sempre più banale, come se ogni azione perdesse di significato. Niente è più davvero speciale, è solo vita: se qualsiasi istante viene registrato allora niente è più interessante e forse la fotografia ha smesso di essere un’arte. Forse non lo è mai stata.” Che pensa di questo?  

W.E.: Non disapprovo nessuna parte di quella affermazione

d: (Alice Hawkins, fotografo, Essex) So che lei si è interessato a Elvis, ma ha mai incontrato la sua concittadina del Tennessee Dolly Parton? Le piacerebbe fotografarla?

W.E.: No comment.

d: (Bobby Gillespie, cantante dei Primal Scream, Londra) E’ vero che lei ha dato alla dodicenne Alex Chilton (in seguito cantante dei Big Star) LSD o acidi durante un party a Memphis negli anni ’60?

W.E.: No.

d: (Nick Hall, photo editor di The Independent Magazine) Qual è il suo colore preferito?

W.E.: Il verde, quando ero giovane. Ora nessuno in particolare

d: (Michael Benson, curatore di Candlestar, London) La romanziera Donna Tartt sostiene di riconoscere una “scintilla minacciosa” nelle sue immagini più significative. E’ daccordo? 

W.E.: No.

d: (Polly Borland, fotografo, Londra) Che pensa della morte?

W.E.: Non la conosco ancora

d: (Adam Broomberg e Oliver Chanarin, fotografi, Londra) Lei è a bordo di un treno da Memphis a Manhattan. Sono 1770km e il treno viaggia a 130km/h. Come si chiama il macchinista?

W.E.: Io lo chiamerei “qualcuno di cui mi fido”

d: (Philip Hensher, romanziere e critico d’arte) Un fotografo come dovrebbe trattare la simmetria? 

W.E.: Non ne ho idea

d: (Lewis Blackwell, direttore creativo, Getty Images, Londra) E’ vero che Garry Winogrand le ha detto “Bill, puoi tirar fuori una bella foto da qualsiasi cosa”?

W.E.: Si

d: (Peter Dench, fotografia, Londra) Le va un bicchiere? Offro io

W.E.: Perché no. Ovviamente dipende da cosa si beve…

……..

Traduzione da Genius in colour: Why William Eggleston is the world’s greatest photographer, www.independent.co.uk, 22 Aprile 2013

Link utili: William Eggleston In the real world, film-documentario di M. Almereyda, 2005